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About The Speaker

Fabrizio De Cunto

@faffiffio

Faffiffio è nato a Benevento nel 1987. Ha studiato Decorazione e Didattica dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi nel 2013. Attualmente frequenta il Corso di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha trascorso un semestre Erasmus presso la Bauhaus Universität di Weimar nel 2011. Nel 2016 ha vissuto a Berlino, lavorando coi bambini e questi gli chiedevano di disegnare continuamente animali, mostri, unicorni, personaggi dei cartoni. Così è diventato Fabbe, Fabbooo, Kabrizio, Faprizzo, Faffrizzo, Faffiffio. Ha capito che vuole lavorare nella scuola, perché lo costringe a mettersi in discussione. Ha esposto nel 2009 a Venezia alla mostra artisti under 25 vincitori del Premio Arte Laguna (Istituto Romeno di Cultura Umanistica); nel 2011 alla Bauhaus University di Weimar (Summery); nel 2012 a Roma (I ragazzi terribili, Casa Delle Letterature); nel 2023 alla galleria Mondoromulo, a Castelvenere (BN); nel 2024 a Napoli alla mostra dei finalisti del concorso Sette Opere per la Misericordia presso il Pio Monte della Misericordia.

supporti in ferro zincato, materiali plastici
dimensioni variabili – 2024

Natura, cultura, tecnica. Storie individuali, storie di intere generazioni, storia umana. La farina è legata a tutto. La coltivazione del grano richiama un immaginario ancestrale e al contempo attuale; un mondo di grandi distese dorate, di navi cargo che attraversano il globo e interi popoli sfamati. Fa rima crea dei rimandi alle storie della famiglia Caputo e a quelle della farina; fornisce elementi a cui ognuno può assegnare un “ruolo” nel racconto visivo. Il lavoro si compone di dodici pannelli in ferro zincato traforato poggiati a terra. I pannelli sono inclinati con più angolazioni; su di essi sono applicati altri materiali che creano una modulazione grafica e plastica. I pannelli richiamano l’immagine di un impianto fotovoltaico. Il nuovo stabilimento della famiglia Caputo è dotato di impianti solari ed eolici. Il sole e il vento continuano ad essere protagonisti assoluti della storia della farina. L’energia che traiamo da una fantasmagorica pizza napoletana viene direttamente da lì.